Uno dei miti da sfatare della Cartomanzia è quello che vuole che il cartomante adoperi un solo mazzo. “Le mie carte sono gelose“, “Non mi servono altri mazzi“, “Non posso adoperare altre carte“. Se contassi le volte in cui ho sentito questa sciocchezze… Per mia esperienza tale rapporto morboso col Tarocco è riscontrabile in ampia percentuale in quelle persone che approcciano la Cartomanzia con fare dilettantistico. Perché il legame con un mazzo in particolare? Perché è il nostro primo mazzo, oppure perché quelle immagini ci piacciono particolarmente, o si confanno al nostro modo di rapportarci alla Cartomanzia e all’esoterismo in generale. Se è pur vero che ogni mazzo va curato con particolare attenzione e trattato con rispetto è altresì vero che le carte sono tali e tali restano anche dopo la consacrazione. A renderle particolarmente adatte alla Cartomanzia concorrono due fattori: il primo è il legame che si va ad instaurare col supporto, il mazzo fisico. Ed è sacrosanto ed inviolabile quel legame. Ma il secondo, che è quello più importante, è il legame che si va a creare col simbolo. Ed è questo che, potremmo dire adoperando un termine caro al magismo, attiva l’intero mazzo. Non si può essere schiavi di una stampa, una figura che se non compresa nel suo valore simbolico resta soltanto una stampa. Il cartomante che sia onesto con sé stesso e con gli altri difficilmente parlerà di una singola lama degli Arcani contemplandone il solo aspetto figurativo; se così fosse ad ogni uscita dell’Arcano XIII convenzionalmente chiamato La Morte si parlerebbe soltanto di morte, lutto, strage. E non si interpreterebbe la lama tenendo conto del suo profondo significato simbolico che prelude spesso ad un taglio, un cambiamento, una morte metaforica sempre seguita da una rinascita. Lo stesso vale per gli altri arcani, il Papa non è il Papa ma è un Papa, una figura connessa al Divino. Così come è una figura di tutore o consigliere, una guida. Ma anche un’energia, una situazione, un aspetto della nostra educazione o morale connessa alle nostre radici profonde. Per chiarire il concetto si porti l’esempio di un simbolo planetario che sia stampato che sia su un supporto o su un alto, oppure tracciato a mano. Muta significato? Lo stesso si può dire degli Arcani. Il Bagattello, per fare un esempio resterà tale nel suo significato principale per la totalità delle interpretazioni visive rese nei vari mazzi; qualora si ignori il suo significato ultimo poco importa se in un mazzo il Bagattello maneggia l’oro e in un altro il piombo oppure niente. Adoperare più mazzi è una buona pratica adatta a trascendere il supporto cartaceo e finalizzata alla padronanza del simbolo. In questo modo anche la lettura degli Arcani e le loro combinazioni risulteranno più fluide. Personalmente adopero più di un mazzo, sono quelli che vedete in foto. Ovviamente pure io ho un mazzo personale che adopero da sempre solo per me stesso (è un duplicato del mazzo di Gumppenberg che vedete in foto). E ci può stare. Tuttavia ho imparato ad adoperare anche per me stesso indifferentemente questo mazzo intimo o gli altri che regolarmente adopero con chiunque chieda un consulto (Visconti Sforza, Sacred Feminine e – fino a poco tempo fa – Marsigliesi). Una mia cara amica di recente mi raccontava di aver sperimentato diversi mazzi prima di trovare quello che più le si confacesse, un mazzo circolare. Mentre altre persone che conosco hanno adoperato gli Arcani apprezzandone la versatilità ma, in seguito, hanno preferito le più immediate Sibille. Hanno ricercato e sperimentato per farla breve. Vi invito a fare altrettanto, sperimentare, sperimentare, sperimentare.
