Il pendolo è una delle forme divinatorie più immediate e semplici. È costituito da una pietra, un legno o fuso in metallo (come quello nella foto) ed appeso ad una catenina. Il responso avviene attraverso il movimento del pendolo sia esso un movimento circolare o una oscillazione (retta o diagonale). Tendenzialmente si sceglie di interpretare il movimento circolare in senso orario come un SI e quello antiorario come un NO. Concettualmente il pendolo è affine alla Rabdomanzia, e spesso chi si occupa di rabdomanzia si serve anche del pendolo.
La facilità con la quale si possono ottenere responsi ne fa uno degli strumenti più diffusi assieme ai Tarocchi. Tuttavia a differenza degli Arcani il pendolo è più influenzabile e soggetto ad ogni minimo micromovimento della mano. Per ovviare a tali problemi – che potrebbero invalidare la divinazione – in commercio si possono reperire delle strutture adatte a sostenere il pendolo. Altri accessori reperibili in commercio sono le tavole divinatorie. Tuttavia non è necessario ricorrere a queste ultime che restano un accessorio; in alternativa si può disegnare lo schema SI / NO / FORSE / PROBABILMENTE SI / PROBABILMENTE NO / NON SO su un foglio di carta. La tavola divinatoria che si vede in foto la ho pirografata io servendomi di un normale tagliere reperibile alla Brico.


Per la mia esperienza il pendolo si attiva e si purifica con l’incenso; la purificazione si rende necessaria dopo un po’ di tempo o in seguito ad un uso troppo prolungato. Intendiamoci, per come la vedo io non è il pendolo ad essere saturo ma è il legame energetico che il divinatore ha instaurato col pendolo ad essersi sovraccaricato, se vogliamo stressato. Questo perché il pendolo, come moltissimi strumenti divinatori, è quasi quale un prolungamento dell’inconscio del divinatore o del consultante. Per adoperarlo correttamente è importante sostenerlo con la mano (consiglio di far poggiare la catenina su due dita come mostrato in foto) rilasciando la tensione muscolare e concentrarsi sulla domanda. Sempre per esperienza la domanda va posta in modo chiaro e NON a bassa voce. In particolare si deve essere molto rilassati qualora si voglia usarlo su una ouija, o su una tavoletta divinatoria dotata di lettere come la mia. Sarà il pendolo stesso ad indirizzare i movimenti e a segnalare le lettere. Un pendolo ben carico convoglia molta energia esercitando pressione sulla mano del consultante, come un oggetto acuminato che cerchi di pungere il palmo.
Ho trovato i responsi del pendolo attendibili purché ci si approcci ad esso con rispetto. Questo è spiegabile unicamente col fatto, già accennato, che il pendolo attinge all’inconscio del divinatore o del consultante e, così come fanno i Tarocchi, rende un responso in linea con ciò che intimamente questi desidera. Ma se il consultante è disequilibrato, se sostanzialmente mente a sé stesso, il pendolo potrebbe non rappresentare uno strumento ideale per la divinazione.
Inoltre spesso le risposte che riguardano un lasso temporale sono sensibili di mutamenti ed interpretazione: in un caso in particolare mi era stato predetto un evento che si è si poi verificato nel fine per come era stato predetto, ma nelle dinamiche in modo totalmente differente. Questo, secondo il mio punto di vista, è da imputare al tipo di domanda che avevo posto, la quale non teneva in considerazione e anzi scartava a priori alcune eventualità che poi si sono verificate. Pertanto mi sento di dire che una delle chiavi migliori per utilizzare il pendolo è riuscire a porre una domanda chiara e non sensibile di troppe variabili.
Anche i maghi sono distratti: tempo fa avevo perso un incensiere adoperato in una lettura di Tarocchi. Di solito non uso il pendolo per queste cose ma dopo averlo cercato per giorni risolsi di cercarlo col pendolo. “È in casa?” chiesi. “Si” fu la risposta. “Lo troverò?” chiesi di nuovo “Si“; “quando?“, chiesi di nuovo. “Domani“. A quel punto chiesi dove fosse finito il mio incensiere: “Muro sala” fu la risposta. La mia camera è attigua alla sala e alla parete (tanto per cambiare) c’è una libreria. Spostai tutti i libri, spostai persino la libreria, ci persi l’intero pomeriggio ma niente, l’incensiere non c’era. Il mio pendolo si era sbagliato. Pazienza, non ne feci un dramma.
Il giorno dopo entrando per caso in sala trovai il mio incensiere poggiato sul divano; il divano è posto davanti alla parete che divide la mia camera dalla sala.
Così ragiona il pendolo.