Non è una domanda così scontata. Cosa devo chiedere ai Tarocchi? Leggo gli Arcani da molti anni e talvolta mi è capitato di sentirmi fare questa domanda o di doverla persino fare io. Sono convinto che al pari di ogni forma di divinazione il Tarocco attinga le proprie risposte dalla nostra “vibrazione” interiore. Mi spiego: gli archetipi del mazzo codificano graficamente energie universali e ogni loro sentenza va poi rapportata alla situazione del consultante. Si può dire che all’inizio la domanda del consultante abbraccia virtualmente l’intero ventaglio degli archetipi e, a seguito dell’interazione che il consultante ha con il mazzo, il manifestarsi delle singole energie archetipali definisce una via di potenziale soluzione alla domanda. Per questo motivo attraverso la sentenza delle varie Lame il Tarocco permette di trovare quella che convenzionalmente chiamiamo risposta. Tale risposta è dedotta dal rapporto che l’inconscio del consultante ha con le singole energie archetipali del mazzo. Un po’ il classico: la risposta è già in noi. Il Tarocco è un validissimo strumento per codificare(e talvolta accettare) tale risposta. Ecco perché è necessario chiedersi sempre cosa si vuole dal tarocco. Una lettura fatta “per curiosità“, “per prova” o peggio “per sfida” non darà mai risultati validi al 100% in quanto basata su presupposti ingannevoli. L’inconscio – e tanto mento gli archetipi – non hanno necessità di essere avvicinati per curiosità o peggio per sfida. Nel caso peggiore risponderanno mettendoci davanti ogni nostra mancanza o paura e nel caso migliore ci ripagheranno con la stessa moneta con cui li abbiamo approcciati: l’inganno. Un metodo di divinazione che è il risultante del confronto del mio livello inconscio con le energie archetipali difficilmente sarà ingannato. Per testare l’abilità di un cartomante o peggio ancora del mazzo, se non addirittura assecondando limitanti sovrastrutture mentali, potrei essere tentato di dare informazioni parziali o false al cartomante. In realtà l’unico a valersi di tali informazioni viziate o false sarei io stesso…
L’esempio più classico è la domanda su un tema che in fase di lettura non compare: se chiedo intorno alla situazione lavorativa ma in realtà dentro di me soffro la pesantezza di una situazione da single i Tarocchi risponderanno più su quest’ultima situazione. Un secondo approccio completamente fuorviante in caso di lettura è la domanda che ciclicamente si ripete. Se chiedo intorno ad una situazione devo comprendere la risposta e non sperare che un secondo o terzo tiraggio, o chissà quanti altri tiraggi, mi diano soluzioni differenti o peggio miracoli a buon mercato. La sola cosa che posso fare è cambiare la domanda ma sempre cercando di non ingannare il mazzo poiché sarebbe ingannare unicamente me stesso.
È doveroso per un cartomante che si dica tale fare presente al consultante queste limitazioni.
Per la mia esperienza molti consultanti credono che il Tarocco possa dir loro vita morte e miracoli di chiunque e talvolta persino di situazioni teorizzate (se faccio questo origina questa tal cosa, ma come reagirà l’altra tal persona che al momento non sembra coinvolta e potrebbe essere in seguito coinvolta e via via delirando… giuro che mi ci sono trovato!)
Un atteggiamento ingannevole produce risposte ingannevoli.
Un atteggiamento ossessivo produce risposte fuorvianti.
Un atteggiamento che presuppone superiorità o sfida produce risposte fallaci.
Si tengano ben presente queste tre “regole” nel rapportarsi al mazzo e nel servirsi dell’opera di un cartomante (anch’egli uno strumento, non credete a quelli che millantano di conoscere e controllare i Tarocchi a loro capriccio). Mentire al cartomante sarà mentire a noi stessi ed ossessionare gli Arcani con la stessa domanda o con deliri originati da questa sarà tormentare la nostra stessa interiorità. Ci sarebbe molto altro da dire, per esempio sul tipo di predizioni fatte dagli Arcani così come sui tempi di realizzazione e sul percorso che tali tempi prevedono. Ma preferisco approfondire questi argomenti in differenti contributi tempo e impegni permettendo.