Varietà di calcedonio appartenente alla specie dei quarzi e riconoscibile dal tipico cromatismo rosso acceso tendente all’arancio. Il colore è dovuto agli ossidi di ferro (ma negli esemplari più chiari è predominante l’idrossido di ferro). Tendenzialmente opaca, ma comunque più lucente di altri calcedoni, presenta spesso zone di trasparenza verso l’esterno. L’etimologia del nome è incerta: secondo alcuni deriva dal latino cornus, cioè corniolo, pianta che dà frutti di un rosso simile a quello della pietra, ma altri fanno risalire i lemma a carneolus, [pietra] che ha il colore della carne.  Originaria soprattutto dell’India, del Brasile e dell’Uruguay, è una delle pietre dure più comuni anche in Italia. La varietà rosso-bruna è detta anche sarda e si presenta di colore ancor più acceso, quasi un rosso-sanguigno, ma meno luminoso. In passato, la corniola è stata molto utilizzata nella gioielleria decorativa e nei lavori di intaglio. È largamente impiegata nella realizzazione di cammei. A Babilonia veniva chiamata sāmtu, nella versione assira della Discesa di Ištar agli Inferi (VII sec. a.C.) si dice che Dumuzi risalirà dagli inferi portando con sé un anello di corniola: Quando Dumuzi risalirà (dagli Inferi) con lui risalirà il flauto di lapislazzuli e l’anello di corniola1. Per gli antichi Egizi la corniola era un simbolo della vita. Incastonata in gioielli e sigilli o sotto forma di statuette scolpite per rappresentare le divinità la pietra veniva utilizzata per accompagnare i defunti nell’aldilà. Anche l’Impero Romano commerciò ed utilizzo la corniola importandola dai giacimenti arabi e persiani. La celebre santa e naturalista tedesca Hildegard von Bingen (1098-1179) nel suo trattato Physica raccomanda l’impiego della corniola per calmare l’ira e il mal di testa e favorire la coagulazione del sangue. Ritenuta per secoli una pietra in grado di proteggere dalle malattie (addirittura dalla peste), la corniola viene usata in generale per allontanare le energie pesanti, per infondere il coraggio necessario per superare gli ostacoli e ritrovare la motivazione, per favorire la concentrazione e migliorare le relazioni interpersonali nei soggetti timidi o introversi. Antica è anche la credenza che questa pietra stimoli la fertilità, intesa anche metaforicamente come spinta creativa. Non a caso nel Medioevo veniva chiamata anche pietra del parto, perché si riteneva sostenesse le donne durante il travaglio. La sua azione è lenta, ed è quindi consigliabile prolungare il trattamento con la corniola per lunghi periodi.

Nel suo Lapidarium Marbodo di Rennes2 scrive a proposito della corniola:
Degna di menzione è pure la corniola; pur se fosca di colore, essa racchiude infatti in sé virtù non di-sprezzabili. Portata al dito o tenuta sulla pelle a guisa di ciondolo, essa raffrena gli accessi d’ira durante le discussioni. Chi sanguina quanto un taglio di carne fresca troverà rimedio nelle proprietà di questa pietra, capace di arrestare il flusso del sangue ovunque si trovi la fonte; questa pratica risulterà particolarmente efficace per le donne.3

Affinità con segni zodiacali Virgo, Libra, Scorpio

Chakra associato: Swadhisthana (Il chakra sacrale) Il secondo chakra, posto all’altezza del plesso sacrale, gestisce il flusso dei movimenti e del cambiamento. La corniola, interagendo con esso, aiuta a controllare il flusso energetico e a bilanciare corpo e mente, rimuovendo la paura degli ostacoli e della morte, e stimolando creatività e fecondità. Si consiglia di tenerla in tasca, il più vicino possibile a questo chakra, oppure di montarla su un anello. 

Intelligenza: La corniola, che ha il colore del fuoco e infonde coraggio, può essere abbinata ai Serafini, la categoria più alta della gerarchia celeste, custodi dell’energia divina. 

Proprietà Offre aiuto contro l’asma
È di supporto per i problemi di reni e intestino
Contribuisce a regolarizzare il funzionamento di utero e ovaie
Migliora la circolazione sanguigna Fortifica volontà e perseveranza
È di sostegno contro la depressione
Aiuta a liberarsi dalle ossessioni


Basato su: C. Piussi, E. Iaconging, A.M. Rabiolo, Il Segreto delle Pietre, © Mondadori / Geoworld, Milano, 2021.

  1. Cagni, Crestomazia Assira, Istituto di Studi del Vicino Oriente, Roma 1971, p. 173 e seg.
  2. Marbodus Redoniensis; Angers, 1035 – Angers, 11 settembre 1123.
  3. Aa. Vv. Il Libro delle Gemme, i lapidari di Ildegarda di Bingen e Marbodo di Rennes, Il Leone Verde, Torino, 1998, p. 74.

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